Archive for the ‘italiano’ Category

multi-lingual code cracking

June 10th, 2012

Spending time in our native language, where everything for the most part is clear, understood an unambiguous, gives us a skewed perception of what language really is like. Understanding quite effortlessly is something we get used to, and that's what makes our encounters with so-called foreign languages uncomfortable.

A language you know intimately is the exception. A great deal of language happens between individuals who communicate effectively despite their linguistic shortcomings. That to me is the real magic of language.

Dealing with a foreign language is always a matter of partial knowledge.

poster_afficheTake this poster and the word "affiche".

To begin with, Dutch has many French loan words and this is obviously one. "affiche" must be a noun, thus the corresponding verb is likely to be "afficher" or perhaps "ficher a" (to "ficher" at something or onto something).

In Polish "afisz" is a sign or a notice and it's simply a straight import from French.

In Spain recently I noticed it is very commonplace to write "prohibido fijar carteles" on all kinds of surfaces to discourage people from putting up posters. When you see that sentence on a wall that clearly has seen lots of posters torn down with remains of adhesive and dirt, the context is so clear that it's hard to misunderstand. "fijar" and "ficher" thus occur in a similar context.

Meanwhile, in Portuguese there is a very common word in "ficar" which is used in practically every context that has to do with entering a state of mind, eg. "eu fiquei feliz". This is very close to the Italian way of saying "sono rimasto deluso", where the verb to remain is used instead of, as in English, to become.

These three verbs are not exactly the same, but they have a strong common base of intention. "afficher" is the verb that corresponds to "fijar", ie. to fix or fasten something. Meanwhile, "ficher" has the metaphorical meaning of "ficar", namely to enter a state of mind.

los compañeros

April 1st, 2012

- Bonjour, monsieur. Qu'est-ce que vous voulez manger?

- Bom dia.

- Non non non, Roberto, fais pas ça! Il faut toujours parler français avec les gens du pays quand on est en France. Sinon ils deviennent fous.

- Por qué? El portugués no es un idioma muy complicado. Yo entiendo fácilmente los turistas en Madrid cuando me preguntan el camino por algún lugar.

- Eu não falo francês, Michel. Só sei falar inglês.

- No, ça c'est pire encore!

- Ma rilassati, Michel. Che possono farci se non parliamo francese? Ci capiamo benissimo tra di noi. Questo basta per intenderci.

- Eu entendo tudo o que dizem os franceses. Assim eles podem entender-me também.

- Sí, esto me parece muy lógico.

- Alors, avez-vous choisi?

- Per favore, signore, non stia lì a spiarci facendo finta di non capire. O partecipi alla discussione o si allontani. Se non ordiniamo è perché non siamo pronti.

- Mas eu estou pronto, só que não posso pedir na língua justa!

- Yo también estoy listo para pedir.

- Guys, what the hell are you talking about?? I don't understand a damn word of what you're saying.

- Les mecs, nous avons oublié que David est avec nous!

ti va la teoria o la pratica?

March 10th, 2012

Ci sono delle occasioni in cui si vorrebbe avere una conversazione più approfondita, comunque bisogna sbrigarsi entro un certo orario prestabilito. Allora si fanno domande un po' banali, un po' ingenue, cui non ci sono risposte molto soddisfacenti.

Una volta mi è stato chiesto: tu preferisci avere a che fare con la teoria oppure con la pratica? Non mi ricordo cosa risposi, però più tardi mi accorsi che non era una domanda molto sensata.

In fondo non esistono quelle due cose separatamente. Di solito si parte da uno scopo preciso, per esempio: disintasare il lavandino perché non scorre bene l'acqua.

Quindi si fa un lavoretto per risolvere il problema. Magari facendolo si scopre che cosa ha causato l'intasamento. Per esempio: si sono trovati dei pezzi troppo grandi per poter passare facilmente attraverso le tubature. Bene, abbiamo un'ipotesi: bisogna evitare pezzi troppo grandi, altrimenti s'intasa il lavandino. Se questo succede di nuovo avremo l'opportunità di confermare oppure confutare l'ipotesi che abbiamo fatto.

Nel frattempo, potremmo applicare l'ipotesi nella speranza di anticipare il problema.

Dunque, siamo passati dalla pratica alla teoria e poi, applicando la teoria, si torna di nuovo alla pratica. In effetti, questa è una catena di cui fanno parte i due concetti. Non ha molto senso chiedersi quale dei due è più importante, più utile ecc.

La teoria si fonda sulle fondamenta di un'esperienza. Senza sperimentazione non c'è teoria. Invece la pratica necessita della teoria per riuscire meglio nelle cose che si fanno. Non c'è dubbio che un medico istruito riuscirà molto meglio nel curare un paziente che un dilettante. Però è altrettanto vero che il medico ha bisogno non soltanto di istruirsi teoricamente ma anche di fare un bel po' di pratica per capire come applicare questa teoria nei vari casi che incontrerà. Altrimenti rimarrà una competenza molto meno utile.

il tempismo nello scrivere

March 9th, 2012

È stato detto da comici professionisti che durante lo spettacolo una battuta trasmessa dal comico al pubblico ha una sua esistenza nel tempo. Cioè, bisogna sapere come raccontare una barzelletta, il tono da usare, dove mettere l'enfasi e così via, ma anche dove mettere le pause, quanto far aspettare il pubblico per poi farlo ridere ancora più forte. In questo senso il tempo è fondamentale. Non bisogna fare troppo in fretta, ma neanche aspettare troppo. Una battuta riesce quando è impiegata proprio nel momento giusto, quando c'è da usufruire, diciamo, una tensione, un'aspettativa che vuol essere appagata.

Ecco, spesso nello scrivere provo una sensazione analoga. È chiaro che non si tratta di un pubblico, però questo senso di tempismo mi molesta ogni tanto. Spesso mi viene in mente qualcosa che potrebbe essere un argomento di cui scrivere, comunque sono fuori di casa oppure sono a letto la sera. Mi sembra che se avessi l'opportunità di elaborare quest'idea nel momento stesso potrebbe venir fuori qualcosa di bello, però se devo aspettare qualche ora non è più lo stesso.

È come ricevere un regalo. Fin quando è sempre un regalo confezionato e non si capisce che ci sia dentro, si può aspettare a lungo. Però appena cominci a rompere l'involucro e scopri anche soltanto il colore dell'oggetto che sta dentro è già cominciato il processo della scoperta che non si lascia interrompere per essere ripreso tranquillamente più tardi.

Va beh! Non è l'analogia più esatta, però rende l'idea almeno un po'.

voglio la prescrizione, beninteso

March 8th, 2012

- Buongiorno, ho una prescrizione da effettuare.

- Ha ricevuto una prescrizione dal medico intende?

- Cioè, sì, in effetti. Ecco, desidero essere prosciolto per prescrizione.

- E perché?

- Lo è stato un mio amico. Dice che è una sensazione veramente indimenticabile: la tensione, l'orrore, la paura di finire in carcere, e infine il rilievo, la celebrazione sfrenata.

- Sì, capisco. Comunque temo che lei abbia malinteso. Essere prosciolto per prescrizione non ha niente a che vedere con una prescrizione medica.

- Come sarebbe?

- Vede, la prescrizione in questo caso è una vicenda legale, si tratta di un processo criminale in cui pare sia scattata la prescrizione. Vuol dire che il processo è stato in corso troppo a lungo.

- Lei mi mette in testa una gran confusione. Allora che devo fare per ottenere la prescrizione prosciolta?

- Non è la prescrizione che viene prosciolta, è l'imputato, cioè colui che è processato, che viene prosciolto. Prosciolto l'imputato per prescrizione, cioè prosciolto a causa della prescrizione.

- Il deputato?

- L'imputato.

- Allora devo farmi imputare qualcosa? Ma ciò non fa male da morire?

- No, non deve farsi amputare niente. Senta, adesso bisogna che io passi alla persona seguente, perché per lei non posso far niente. Forse sarebbe meglio per lei farsi altri amici con interessi diverse nella vita.