- Lo sai dove sono finiti gli dei?
- Gli dei dici? No, per niente. È da tempo che non se ne sente parlare più. Però a volte mi chiedo cosa sia successo.
- Hai ragione, una volta c'era un fracasso enorme intorno a loro. Si costruivano templi, chiese, si formavano sciamani, rabbini.
- Però sicuramente si fanno preti nuovi da qualche parte ancora?
- Infatti. Comunque, il loro campo professionale si sta sempre restringendo.
- In che senso?
- Nei bei tempi gli dei erano tanti. Si stavano comodissimi in quel splendido palazzo sull'Acropoli; giocavano a carte, sorseggiavano bibite, c'era una comunità. Adesso invece ce n'è rimasto uno solo.
- Poveraccio.
- Già. E invece di sfogarsi con gli amici ha a che fare soltanto con i preti che gli stanno sempre sulle palle adorandolo, leccandogli i piedi e chiedendo favori. Che tristezza.
- Se uno mi viene a adorare un giorno, va bene, non gli dico niente. Ma se poi torna ogni giorno lo butto fuori a calci. Bisogna far capire quando è superato il limite.
- E invece i preti facevano costruire un palazzo per lui, e poi si stavano dentro tutti i giorni, pure chiedendosi perché lui non li veniva a trovare. Magari se fossero andati via lui sarebbe venuto a fermarsi lì ogni tanto per il fine settimana.
- Ma quegli dei di prima non mi sembravano tanto seri. Talvolta severi, però molto giocosi anche.
- Erano greci, sai. Quindi sapevano che cos'è l'allegria. Invece quelli norreni erano molto più tristi. Alcuni erano pure ricoverati per depressione, specie d'inverno che non finisce mai da quelle parti.