dove sono finiti i re?

February 25th, 2012

Sì sì, lo so che ce ne sono ancora. Però non risiedono nei paesi più importanti, diciamo così. Una volta essere re voleva dire vivere la vita alla grande, con tanti di capricci che se volevi fare la guerra alla Francia il pomeriggio lo facevi e basta, se volevi un castello nuovo lo facevi nel pieno della città. Chi è stato a Caserta lo sa che per castelli non ci sono limiti, lo fai tanto grande che bisogna mandare una truppa per contare le camere. Poi mandi un'altra per confermare e invece non torna il conto. Forse ne hanno costruite di più nel frattempo.

Il conte però, sì. Di conti, di duchi, di baroni ne avevi quanti volevi, ne facevi di nuovi pure per ammazzare il tempo. E neanche eri costretto a sapere tutti i loro nomi a memoria. Tanto chiunque ti veniva a trovare sapeva che il re ha ben altro a cui pensare che il nome del prossimo arrivato. Oppure li mandavi via senza nemmeno lasciare che li introducesse il cameriere.

Però non bisognava scordarsi il nome della regina, perché non c'è il re senza la regina. Quelle nozze abbastanza fastidiose che non finivano più, infine valevano la pena. Ti sposavi, poi ti facevano re, è andata sempre così. Eh già, la regina. Si vedeva che eri potente quando era oggetto di venerazione pure lei, per il semplice fatto di essere la tua mano destra. Però di mani destre ne avevi tante, chiunque si farebbe avanti per diventare il tuo aiutante, fin nelle minime vicende come scovare quella cravatta che non si trova nell'armadio.

Eppure qualunque cosa fai troppo a lungo ti viene la noia. Perciò serbavi sempre lo sfogo più soddisfacente: la caccia. Con gli animali ci si diverte sempre, non ti vengono a chiedere favori come gli uomini. E poi sono imprevedibili, ma in modo abbastanza prevedibile. Puntando il fucile verso il cielo non è che ti sfugge l'uccello troppe volte prima che lo centri, fanno tutti più o meno gli stessi voli. E poi viene il cane a portartelo anche se non sei stato tu a prenderlo, in modo che tutti pensino che il re sia il più grande cacciatore di tutti i tempi.

Il più grande in assoluto, anzi. Fino a che muori e viene il re successivo. Abbastanza prevedibile anche lui, come voi tutti, siete tutti re dopotutto.

il pendolare

February 24th, 2012

- Ciao, sono Antonio. Dove sei?

- In treno.

- Di nuovo?? Ma tu sei sempre in treno!

- Beh, che ci posso fare?

- Hai mai pensato di cambiare lavoro?

- Uffa, ne abbiamo già parlato. È il mio mestiere, va bene?

- Sei un pendolare professionista.

- Sì. E inoltre sono felice di esserlo. Quindi potresti smettere di farmi sempre delle critiche circa il mio lavoro. Sono stufo matto di questo argomento.

- Va be', calmati. Allora, che vogliamo fare stasera? Al cinema c'è il nuovo film di quel regista francese.

- Quale?

- Sai, quello che si è rifugiato in Svizzera e non può più partire.

- Ah sì sì. Beh, non importa, non credo di tornare in tempo, ci sono vari ritardi a causa del maltempo.

- D'accordo. Facciamo una cena sul tardi? Conosco una trattoria vietnamita nei pressi della stazione.

- Senti, adesso sono diretto a Milano, poi devo prendere la Freccia Rossa fino a Bologna.

- Quando credi di rientrare?

- Sarà verso le due e mezzo. Almeno.

- Troppo tardi per me. Facciamo un'altra volta.

- Tengo il cellulare caricato se mi devi parlare.

- Lo so. A presto. Buon viaggio.

un po' di palestra fa bene

February 23rd, 2012

- Sì, vai! E adesso con la sinistra. E di nuovo con la destra. Sì, ammazzalo proprio di pedate quel pavimento che non vuol stare fermo!

- Ma è possibile che tu stia a casa guardando un feed dalla palestra appena aperta sull'altro lato della strada da casa nostra?

- Come vedi non perdo tempo.

- A che mai potrebbe servire?

- Dicono tutti che fa bene un po' di esercizio fisico.

- Già, ma quello lo fanno loro, tu non fai un bel niente.

- Non devi essere così precipitosa. La gente va in palestra non soltanto per scopi fisici ma anche per il benessere mentale. Sai, per rilassarsi un po', ricaricare le batterie. Sebbene io sia a casa mi sento come se fossi in mezzo a questa gente che si allena vigorosamente. A differenza di loro, però, riesco a rilassarmi molto di più.

- Però l'allenamento reale non fa parte dei tuoi programmi?

- Bisogna istruirsi prima.

- Cosa vuol dire?

- Bene, hai visto che devono fare i nuovi iscritti in palestra? Un lungo giro di tutte le attrezzature con il tizio lì a spiegare a che servono e come bisogna impiegarle. Questo non lo devo fare più io, sono già un passo in avanti. Poi, ho visto molta gente fare gli esercizi, chi li fa bene, chi li fa male, e chi si è fatto male, quindi sono molto più esperto su come evitare infortuni.

- Sembra che hai pensato a tutto.

- Inoltre che bisogno c'è di stancarsi inutilmente?

un momento in bagno

February 22nd, 2012

- Mi accompagni in bagno un momento?

- Perché mai?

- Perché no? Le donne lo fanno sempre.

- Sì, ma siamo uomini.

- E allora? Che male c'è? Vieni, dai.

- Ma che cosa fanno le donne poi in bagno insieme?

- Che ne so, magari si strappano le vesti, fanno a pugni e poi tornano vestite come se niente fosse.

- Me se si strappavano le vesti non potevano riapparire vestite come prima, sarebbero pieni di strappi quei vestiti.

- Hai mai visto una donna? Non sono come noi, sono bravissime nel vestirsi. Non so come fanno, però per loro non c'è niente di impossibile in questo campo.

- Allora che andiamo a fare in bagno?

- Non lo so. Se lo fanno le donne qualcosa da fare dev'esserci.

- E se non c'è?

- Non fare il disfattista.

i luoghi comuni sono un male?

February 21st, 2012

Eh già, una domanda ingenua che presuppone una risposta semplice che non esiste, me ne rendo conto. Però, in che senso la pongo?

È già un luogo comune in sé che i luoghi comuni siano dannosi perché raggruppano delle persone, ognuno con i suoi particolari individuali, in un'unica categoria assegnandole delle caratteristiche che dovrebbero in qualche modo valere per tutti quanti.

Spesso si tratta di opinioni critiche, ma se non fosse così?

Tempo fa ho conosciuto un tizio di provenienza turca, il quale però ha vissuto in Olanda per una vita. E poi, a un certo punto, si convinse che veramente vorrebbe andare in Norvegia, la cui gente sarebbe così simpatica ed accogliente. Non dico che non sia vero che gli olandesi possano essere un po' freddi (è questo che disse lui), però l'idea che in Norvegia queste cose stiano molto meglio un po' mi stupì. Ci vissi a lungo e ho sempre sentito dire dagli immigrati che i norvegesi sono gentili ed accoglienti sì, ma che sia una gentilezza molto superficiale, nel senso che appena tu cerchi di stringere amicizie vere si tirino indietro. Siccome non sono stato immigrato in Norvegia non sono in grado di esprimermi sulla questione, però so che è un luogo comune molto diffuso.

Oppure prendiamo il caso mio. Bene, io mi sento stimolato a studiare l'italiano, il francese, magari anche lo spagnolo. Come mai? In buona parte perché ho un'impressione positiva di questi popoli. Sono incuriosito da varie culture, non soltanto da quelle lì, però da quelle più che dalle altre. È sempre vero che non ho mai vissuto in questi posti, li ho visti da turista, e può darsi che ne avrò visto solo il lato migliore o almeno un insieme di aspetti per lo più buoni.

Allora, dove si va a finire? Tutto questo vuol dire che quel signore è illuso, che sono illuso anch'io? Che magari pur essendo stato a lungo in un posto da me ritenuto molto interessante avrei scoperto poi che in realtà non ci si sta tanto bene quanto mi era sembrato? Non vorrei escluderlo, penso che la realtà va affrontata così com'è.

Però nell'ipotesi che io non venga realmente a vivere in questi paesi è un bene o un male che io abbia queste impressioni, possibilmente false? Sarà un bene o un male che quel signore, anche se non si sente tanto felice nel posto in cui vive, pensa di conoscere un posto dove starebbe meglio?

Si tratta di credenze che non possiamo facilmente verificare, ma che purtuttavia agiscono su di noi. Sono luoghi comuni, certo, ma se ci danno una spinta in più per percepire la vita in modo più allegro?